sabato 21 febbraio 2015

Recensione film: Selma - La strada per la libertà

La storia di Selma è una storia che tutti conosciamo, racconta di Martin Luther King, un uomo che ha cambiato la storia per tutte le persone di colore in America. Ha fatto ciò che aveva fatto Mosè durante l'esodo per il suo popolo, portando un messaggio che non vale solo per le persone con la pelle nera, ma vale in generale, come messaggio di uguaglianza, e porta alto e avanti nei millenni lo stesso messaggio di Gesù: raggiungere gli obiettivi con la pace, con la perseveranza, senza le armi, a costo di rischiare di morire per chi si ama, e per ciò che si ama.
Martin Luther King, ha quindi portato avanti quelli che sono i valori fondamentali della civiltà: dal rispetto della legge, della costituzione, al valore dell'uguaglianza che abbiamo tutti, sia di fronte a quest'ultima che di fronte all'umanità, all'eticità della religione.
La storia prende in esame l'apice della carriera di attivista di Martin Luther King, quando ha organizzato le marce da Selma a Montgomery, che dal 1965 segnarono l'inizio della rivolta per i diritti civili negli Stati Uniti. Non mancano episodi di violenza e di razzismo nel corso della vicenda, raccontati in modo non troppo crudo, ma sufficientemente vero da essere angosciante per lo spettatore.
Nel film c'è un interessante dialogo fra il presidente e King, dove il primo dice "Tu sei un attivista, io sono un politico", ed è bellissima questa distinzione del termine, poiché a parer mio, l'attivista è il vero politico, come ha detto mio fratello appena visionato il film "l'attivista è il politico puro" perché l'attivista è colui che si attiva per far valere le proprie ragioni, i propri valori, senza un fine reale di lucro, ma affrontandolo come un lavoro serio.
Nonostante questa differenza, nella storia si capisce che anche il presidente Johnson alla fine, era un buon politico.
Una storia difficilissima da raccontare, in cui Ava DuVernay, nonostante giovane e quasi esordiente, riesce a dare tanto stile, importanza e realismo. Un talento incredibile della regista, che unitamente al direttore di produzione è riuscita a realizzare un capolavoro del genere con appena 20 milioni di dollari. Cifra bassissima per un film del genere, che farebbero fatica a gestire anche i registi più esperti (anzi molti dei registi esperti abituati ai budget alti, avrebbero dato forfeit incapaci di realizzare un prodotto del genere con così poco).
Magistrali le inquadrature della marcia, il montaggio frenetico in particolare nella scena dove la gente vede in diretta le atrocità che stavano succedendo, nei telegiornali.
Impressionante il colpo di scena iniziale con la bomba che uccide delle innocenti bambine.
Forse un leggermente lente invece le sequenze di alcuni dialoghi, ma questa è un'analisi postuma e distaccata,  perchè durante il film la bravura degli attori  è tale da non farci pensare, perché se lo spettatore entra nell'ottica del film, viene catturato dalle situazioni, come se le stesse vivendo in prima persona, e non ne esce fino ai titoli di coda (che si chiudono con il brano "Glory", candidato all'oscar, e cantanto dal rapper Common, presente fra i ruoli principali del film).
Mi sono emozionato sul finale, e non è così facile che un film mi emozioni. Per aprire una piccola parentesi nella recensione, se devo citarvi alcuni film che mi hanno emozionato, mi ricordo ovviamente Contact, Forrest Gump, Al di là dei sogni, e il recente Storia D'Inverno. Quando un film emoziona vuol dire che oltre alla bellezza della storia, il regista e gli attori sono stati così bravi a raccontarla da renderla vera e coinvolgente.

Quindi tornando sul pezzo, oltre a questa sorprendete regista, troviamo anche un cast formidabile, su tutti David Oyelowo (fra l'altro già presente, seppur in ruoli minori, in altri due splendidi film, The Help, che tratta sempre una tematica razziale, e Interstellar), che è perfetto: oltre ad avere un'incredibile somiglianza con il vero King, è bravissimo ad interpretarlo. Sicuramente ha visto più volte il Malcom X di Denzel Washington, ma questo non gli nega assolutamente meriti. A proposito, peccato che il cameo di Malcom X non sia stato interpretato proprio da Denzel.
Tim Roth rende benissimo nella parte del disgustoso governatore Wallace, a cui non interessava nulla se non delle proprie tasche. Nel cast compaiono tantissimi volti conosciuti, troppi per elencarli tutti, alcuni di questi sono Oprah Winfrey, Martin Sheen, Tom Wilkinson, Giovanni Ribisi, Jeremy Strong,
Dylan Baker e tanti altri.
Strepitoso anche il doppiaggio, su tutti Simone Mori nel doppiare Martin.
Merita di essere visto sicuramente anche in lingua originale, ma meglio sempre vederlo prima in italiano. Io personalmente parlo bene inglese ma per godermi appieno la visione di un film, ho bisogno di vederlo la prima volta nella mia lingua.

Viene spontaneo il paragone con il recente film che affronta sempre il tema del razzismo, e in questo caso anche della schiavitù, "12 anni schiavo", bellissimo film, ma che mi dispiace dirlo, risulta inferiore a livello di coinvolgimento emotivo, rispetto a Selma. 12 anni schiavo racconta benissimo quella storia, talvolta con sequenze più crude (anche troppo in certi casi, tali da risultare più visive e da farsi sentire meno nello spettatore), ma che viene percepito più come il racconto di storia, in cui ci si aspetta, nonostante sia meno conosciuta della storia di King, come proseguirà, e i risvolti che prenderà. Al contrario Selma, in ogni singola sfumatura del film rende partecipe lo spettatore, gli fa vivere ogni momento; come se facesse parte di questa grande rivoluzione pacifica, facendo capire quanto le persone di colore subissero soprusi, nonostante identiche in tutto e per tutto agli altri cittadini americani, per via della differenza del colore della pelle.
Sembra fantascienza, sembrano intolleranze di secoli fa, ma non è così: gli eventi del film risalgono al 1965!

voto: 9.5

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