venerdì 9 aprile 2021

Il mistero de Il signore degli anelli - perchè scelsero Peter Jackson??

Il signore degli anelli è un bellissimo film diretto abbastanza male, sembra un ossimoro ma è così. Peter Jackson fra i registi più sopravvalutati di sempre, ma nessuno sa o ha mai capito per quale assurdo motivo sia stato scelto.

Il signore degli anelli, è una splendida trilogia, tratta dall'opera di Tolkien, che ho letto per intero quand'ero più piccolo, e che ho completato con una certa fatica, non perchè non mi piacesse, anzi, ma per la sua lunghezza.
Ma tornando al film, la colpa del risultato alla regia è ovviamente di Peter Jackson, questo regista incredibilmente sopravvalutato, che nella sua carriera non è mai riuscito a fare niente di buono. Subito tutti direte "e il signore degli anelli!?"  beh, non è opera sua. 
Il film funziona per tutto, tranne che per la regia: innanzitutto è tratto da un capolavoro, che ovunque si vada a tagliare, rimane bello e funzionante, in quanto pieno di scene e situazioni memorabili.
Inoltre Jackson non ha mai letto il libro, ma ne ha utilizzato un riassunto fatto appositamente per lui.
L'ambientazione, la Nuova Zelanda, i costumisti e i costumi, l'equipe di produzione e organizzativa che c'era dietro, le scenografie, il trucco, i maestri di spada, ma soprattutto il cast.
Tutto avrebbe funzionato con qualsiasi regista. Nel caso qualcosa fosse stato da sistemare, ci avrebbero pensato la post (anche troppa, ma mai quanto ne Lo Hobbit), il montaggio le musiche e così via.

Se pensiamo solo all'aspetto registico, il film non ha nulla di memorabile. E' tutto molto canonico, molto scolastico, Jackson non sa realmente come si dirige un film da un punto di vista visivo, infatti è classico del suo stile, come viene raccontato, riprendere una scena da ogni direzione, come se non avesse in testa il film, ma lo montasse dopo. Questo fa perdere tempo e soldi, ed è il contrario di quello che il vero regista sa fare, cioè montare il film in testa, girando solo l'essenziale, al contrario del regista che sa fare il suo lavoro solo su carta, ma non a livello artistico, e che quindi gira tutto quello che c'è da girare, senza pensare al fatto che lo userà o meno, perchè semplicemente non sente la scena, non sente il film.

Andiamo infatti a vedere cosa aveva fatto Jackson prima della leggendaria trilogia:

Fuori di testa è il suo esordio, nel 1987: tipico filmetto che si realizza fra ragazzi imitando in malo modo i film hollywodiani. Non classificabile, senza senso.
Il tutto acquista un minimo di dimensione con Meet the Feebles una critica al mondo dello spettacolo, che seppur abbastanza banale, arriva circa al livello dei Muppet, in salsa satirica. Poi scatta qualcosa di malato nella mente del regista, ed esce Splatters - Gli schizzacervelli, probabilmente una delle schifezze peggiori della storia del cinema, esaltato solo da malati di mente o da morbosi fan del signore degli anelli, per cui tutto ciò che aveva fatto Peter era automaticamente oro. E da qui sempre sul tempo di morbosità, troviamo il film Creature del cielo, una film noioso, ridondante, piatto, che sembra quasi voler difendere la violenza di un omicidio. Insipido e irritante nel suo complesso per quanto esaltì la banalità del nulla. Sempre per rimanere banali, esce Sospesi nel tempo con Michael J. Fox, altro film che non rappresenta nulla, con tanti elementi stupidi e inutili (cosa comune agli altri film).
Fin qui sarebbe stato un regista mediocre, dimenticato da tutti con l'unico merito di aver lavorato, seppur in brutto film, con J.Fox.
E invece ecco il miracolo, questo regista senza nè arte nè parte, viene inspiegabilmente scelto per dirigere Il signore degli anelli, uno dei film che rimarrà nella storia.

E perchè scegliere un regista mediocre senza nemmeno un titolo di spicco, senza un particolare talento, per dirigere quella che sarebbe stata una trilogia di capolavori annunciata? Lo stile di Jackson non è adatto ad un'opera di quel tipo e lui non aveva mai diretto nulla del genere. Non solo, non aveva mai diretto un cast così importante e gestito qualcosa di così massiccio in termini di costi, troupe, ecc.. E infine, non aveva mai realizzato un film degno di nota. Quale scherzo del destino ha fatto si che abbia diretto proprio l'opera di Tolkien per eccellenza? Quale mafia, scherzo, casualità, marchetta, cosa ha portato Jackson a dirigerlo? Nulla! Nessuno l'avrebbe mai scelto a dirigere un film del genere, infatti il segreto principale è l'essere stato un co-produttore assieme alla moglie e a pochi altri, in modo da poter decidere di esserne anche il regista. Peter Jackson non è un regista, ma un produttore, questo è il suo talento!

E non a caso, osservando questo film da un punto di vista prettamente registico, ed escludendo quindi tutti gli altri comparti, si nota che in effetti non è niente di speciale. E' uno dei pochi film sostenuti da tutto quello che c'è, a parte la regia stessa. Che non è così brutta sia chiaro, ma è alquanto banale e secondaria rispetto al resto del film.

Cos'è successo poi? Jackson ha diretto una seconda trilogia, che sembra più un videogame che un film, cioè per mascherare la sua incapacità di replicare la fortuna che gli ha fatto completare i primi tre film, si è affidato interamente alla tecnologia e alla computer grafica.

Un vero peccato se ci pensiamo, con tutti gli incredibili registi che ci sono in giro, che questa pietra miliare sia stata data in mano ad un regista senza nè arte nè parte.

Pensate se Lord of the ring fosse stato diretto da Spielberg, da Lucas, da James Cameron, da Scorsese o da Del Toro o da Eastwood o da Coppola. Avrebbe avuto una personalità registica, che potete dire che volete, ma non ha. Il signore degli anelli brilla di luce propria rispetto alla regia, è uno dei pochi film della storia del cinema a potersi considerare un capolavoro nonostante non abbia una vera e propria regia, ma parliamo più di  una coordinazione del tutto. Probabilmente il miracolo è stato fatto da chi ha diretto la produzione, quindi Mark Ordesky, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Robert Shaye: tutti produttori di una marea di film, tutti dotati di grande esperienza, tale da poter mettere insieme, soprattutto se uniti, un enorme lavoro quale è stata questa trilogia.

Sentiremo parlare di Jackson? Poco, pochi conoscono i suoi film, più che altro sentiremo sempre parlare del successo della sua trilogia.

Recensione film: Contact


Contact è uno dei più bei film mai realizzati, un capolavoro di fantascienza e filosofia, oltre ad essere il mio film preferito.

Da astronomo oltre che regista, e persona di fede e spirituale, in cerca di verità, non posso che adorarlo. 

La settima arte, il cinema è nato agli inizi del 900, e il suo linguaggio si è evoluto fino ad oggi, raccontando una storia attraverso immagini e suoni. Una storia costruita di scene, a loro volta costruite di inquadrature, di ritmo, musica e così via... Contact rappresenta la perfezione sotto tutti i punti di vista del linguaggio del cinema.
Racconta una storia, la storia del "contatto" fra terrestri e alieni, e lo fa in un modo più neo-realista che fantascientifico. Le citazioni agli omini verdi o al bellissimo E.T. sono infatti battute all'interno del film.
Scritto dall'astronomo Sagan, questo racconto diventa visivamente pura poesia registica, grazie a Zemeckis, che cura ogni minimo particolare. Ogni scena è perfettamente studiata dall'inquadratura, all'incredibile mix audio che alterna musica e suono, dando ogni volta la giusta drammaticità alla scena, lasciando parlare a volte solo la musica, a volte solo i suoni, a volte solo le parole, recitate dal cast letteralmente stellare che interpreta il film.
Jodie Foster interpreta Ellie Arroway, la protagonista, geniale ricercatrice a cui è morto il padre (un tenero e carismatico David Morse), e dal quale momento non ha più creduto in Dio, diventando praticamente agnostica (proprio come l'autore Carl Sagan). E' lei che non si arrende mai nella ricerca di un segnale extraterrestre, anche per portare avanti la passione per i segnali radio che le aveva tramandato il padre. Incontrerà in messico Joss Palmer, primo ruolo importante di Matthew McConaughey, da co protagonista. McConaughey rinunciò a fare il protagonista di The Jackal, conquistato dallo script di Contact, anche per via del suo ruolo e del messaggio di fede che mandava.
Infatti Palmer è in un certo senso l'alter ego di Arroway, che completa e compensa quest'ultima, in un certo senso spaventandola in quanto all'inizio del film ricordandole tantissimo il padre; quando pronuncia la frase in relazione allo spazio, che se non ci fossero altre forme di vita, "sarebbe uno spreco di spazio", che è una frase dell'autore Sagan. La paura di perderlo fa si che i due si allontanino, per poi ritrovarsi solo molto tempo dopo, proprio alla Casa Bianca.
Nel film in un certo Palmer è il contrappeso fra la scienza, rappresentata da Arroway, e la fede, rappresentata da più personaggi e dalla collettività nel film (che infatti non la scelgono quando lei si dichiara agnostica, durante la scelta dell'astronauta che avrebbe intrapreso il viaggio verso Vega).
Palmer infatti studia gli effetti della tecnologia sulle popolazioni del terzo mondo, e quando parla di "solitudine in aumento con la tecnologia" nonostante il film sia di oltre vent'anni fa, il messaggio risulta incredibilmente attuale, in un certo senso aveva anticipato i tempi.
Jena Malone interpreta Ellie da giovane, e dell'attrice si vedeva già un grandissimo talento. Geoffrey Blake è Fisher, il direttore del settore scientifico americano, che non ha mai creduto nei progetti di Ellie, non perchè non credesse in lei, ma perchè la considerava sprecata in una ricerca di qualcosa di impossibile. Poichè le spiega, citando il paradosso di Fermi, che o ci sono civiltà troppo lontane per essere contattate, o non c'è nulla. William Fichtner è Kent, adorabile collega cieco di Ellie, fra l'altro tratto da un reale scienziato non vedente proprio del progetto S.E.T.I. (la ricerca aliena, progetto reale su cui si basa gran parte dell'opera). La bellissima Angela Bassett interpreta Rachel Constantine, una delle responsabili della casa bianca. John Hurt interpreta il bilionario S. R. Hadden, fra gli uomini più ricchi del mondo, e fra i primi a credere davvero in Ellie, oltre ad essere quello che la aiuterà maggiormente nel decifrare il messaggio alieno ricevuto durante le sue ricerche.

Uno degli elementi più belli di Contact è il contrasto fede-ragione, religione-scienza, un rapporto di amore odio che va avanti da secoli. Perchè se da una parte è un luogo comune quello della scienza che rinnega la religione, o per lo meno la confisca in un angolo come mondo a sè, dall'altra parte è esattamente il contrario, e Contact esprime appieno il concetto espresso da Pasteur: poca scienza allontana da Dio, mentre molta scienza avvicina al Creatore. 
Ellie, spesso provoca Joss Palmer sulla sua fede in Dio, pensando che possa essere un'illusione, ma Joss ogni volta trova la risposta giusta; quando lei gli chiede di provarglielo, lui le domanda "volevi bene a tuo padre?" ed Ellie ovviamente asserisce, e Joss la spiazza domandando a lei di provarlo.
Stessa sorte toccherà ad Ellie dopo il suo viaggio verso il sistema solare di Vega (luogo di origine del segnale), poiché una volta tornata a causa degli effetti della relatività, il suo viaggio durò poche ore, rispetto ad una frazione di secondo passata sulla terra. Durante l'inchiesta non la stavano credendo, e lei ammette che dall'altra parte, avrebbe avuto i loro medesimi dubbi, e che avrebbero dovuto crederla "per fede", proprio quella fede che lei criticava, a seguito della morte del padre, in chi credeva.
Tutto il film non è altro che un messaggio di fede e di speranza, riassunto nelle parole dell'alieno dalle sembianze così familiari per la protagonista.

La bussola, il regalo che fa Joss a Ellie, non è altro che la metafora della fede: indica la direzione, ma non dice nulla sulla meta. Scienza e fede si toccano, come se non fossero più due rette parallele. E' come se questo film per farlo curvasse lo spazio tempo, incrociando le due rette.
Il film alterna momento di paura, tensione, drammaticità e malinconia, che diventano fede, speranza, romanticismo e coraggio. Il tutto accompagnato da una delle colonne sonore più belle di sempre, composta da Alan Silvestri, che già aveva contribuito con Zemeckis alla realizzazione dell'altro capolavoro Forrest Gump, a distanza di un anno.


Tutta la storia, che ho volutamente solo accennato per non rovinare la visione del film, si articola attraverso situazioni e dialoghi profondi, rendendo come ho detto all'inizio, un film di fantascienza più realistico di quanto si possa immaginare.

Registicamente è immenso, inventando e portando situazioni che saranno più e più volte fonti di ispirazioni e verranno omaggiate in altri film, fino in particolare ad Interstellar, altro capolavoro, diretto da Nolan, che spartisce due elementi in particolare con Contact: McConaughey e Kip Thorne. 
Il primo come attore, il secondo come fisico, infatti entrambe le pellicole sono basati su modelli fisici che partono dalla realtà e dalla scienza, sviluppati, studiati e adattati alle storie proprio da Thorne, che è fra gli scienziati più famosi del mondo.
Sempre parlando di regia, rimane incredibile e oggetto di studio l'inquadratura in cui Ellie bambina corre a prendere le medicine del padre, e si scopre aprendo lo specchio che tutta la scena fosse stata ripresa nello specchio stesso. Non ho mai capito esattamente come avessero fatto, ho ipotizzato che l'armadietto a specchio fosse stato attaccato alla videocamera stessa, e che poi la protagonista l'avesse superato aprendolo alla fine del movimento di camera, anche se rivedendo la sequenza è più probabile che lo specchio fosse stato piazzato successivamente con un blue screen (o green) messo al posto dello specchio stesso in una seconda ripresa. In ogni caso nella sua semplicità è una delle inquadrature più spettacolari mai realizzate e sottolinea un momento drammatico in un modo unico.

Purtroppo Carl Sagan, astronomo e autore di fantascienza, non ha potuto prendere parte al film, in cui avrebbe avuto un cameo, e non l'ha nemmeno potuto vedere concluso, in quanto si è spento a causa di una leucemia poco prima, ma ci ha potuto lavorare, quindi l'opera è dedicata a lui.

Contact è una storia meravigliosa raccontata in un film perfetto.

Voto 10





giovedì 11 marzo 2021

Il fenomeno Stargate

Il capolavoro di fantascienza firmato Emmerich è uscito nel 1994 e si è consacrato come icona di questo genere, tanto da ispirarne una serie diversi anni dopo.



Premiato ai Saturn Award come miglior film di fantascienza, doveva inizialmente essere una trilogia.
La forza di questo film sta in una grande regia (Emmerich successivamente ha diretto Independence Day e tanti altri film) e in dei protagonisti caratterizzati e interpretati magistralmente, in particolare da Kurt Russel e James Spader.
>>SPOILER<<
Il primo è Jack O'Neill un colonnello militare in depressione per la morte del giovane figlio, il secondo è Daniel Jackson, un archeologo con delle teorie sull'antico egitto all'apparenza bizzarre, a cui nessuno da credito.
Entrambi vengono coinvolti in un progetto governativo top secret, dalla dott.ssa Catherine Langford, nipote di un archeologo che aveva scoperto, con lei presente all'epoca bambina, uno strano "dispositivo" sotto ad un coperchio nella piramide di Giza.
Daniel sosteneva che le piramidi non potessero essere state costruite, per tanti motivi (alcuni dei quali trovano riscontri reali, e sono tutt'ora argomento di dibattito), dagli egizi, e questo si conferma col dispositivo: uno stargate, come scoprirà proprio Daniels traducendo i simboli che la squadra di ricerca non era riuscita a comprendere. Simboli che metteranno in moto il portale (dotato di effetti ancora oggi spettacolari e d'impatto, molto più veri di quelli attuali che sono tutta cg stile videogame, in particolare quando c'è una sorta di esplosione d'acqua che fuoriesce dal portale) che trasporta dall'altra parte dell'universo, a milioni di anni luce, in pochi secondi.
Verrà così inviata una squadra, capitanata dal collonnello O'Neill, di militari, con l'aggiunta di Daniel, che dovrà decifrare i simboli per tornare indietro.
Qui scopriranno un nuovo mondo, uguale alla terra, e l'alieno Ra, che si spaccia per essere una divinità, tenendo sotto controllo un popolo, che verrà liberato da Daniel, il quale alla fine innamorandosi di Sha'uri, interpretata dalla bellissima attrice israeliana Mili Avitar, figlia del capo della città, rimarrà lì, mentre parte della squadra sopravvissuta e il colonnello, ora con più motivazioni per vivere, torneranno indietro.
Il film è maestoso, d'impatto, iconico. Mescola elementi di avventura e archeologia alla Indiana Jones, con la fantascienza più classica, creando qualcosa di indimenticabile.
Approfondendo, se dobbiamo trovargli dei difetti possiamo scavare nella trama:
il primo riguarda un semplice quesito: una volta trovati tutti i simboli, anche se ne mancava uno, perchè non procedere per tentativi con l'ultimo? Situazione che si crea due volte nel film; la prima quando Daniel giunge alla base, la seconda quando devono tornare e nella caverna dove Sha'uri ha portato quest'ultimo, la lastra è distrutta. Apparentemente non c'è risposta, ma la troviamo in una delle scene eliminate, quando i soldati parlando fra loro, si domandano la cosa, e uno di loro risponde che combinazioni sbagliate avrebbero avuto conseguenze distruttive per i viaggiatori.
Un peccato che la scena sia stata tagliata perchè dava una spiegazione logica e importante al contesto.
L'altra invece, eletta anche miglior domanda da parte dei fan, sulla comunità stargate fandom, riguarda i bambini di Ra.
L'alieno ha infatti insieme a sé un gruppo di bambini, i quali gli si mettono davanti a scudo quando O'Neill sta per sparare, facendolo così fermare. Alla fine del film, quando la bomba atomica viene rimandata sull'astronave, cosa succede ai bambini? Possibile che muoiano tutti? La cosa è abbastanza insensata, sarebbe anche totalmente fuori contesto rispetto al genere e al mood del film.
Ammetto che non mi ero mai chiesto la cosa, se non dopo averlo visto numerose volte, stessa cosa accaduta ai fans, che suggeriscono nel fandome della serie, che si sarebbe potuto facilmente mostrare in un frangente i bambini condotti fuori dall'astronave. Sicuramente è stata una dimenticanza in scrittura, che una volta terminato il film non è stata notata se non probabilmente in fase di montaggio. La prova è che tale fuga è presente nei draft della sceneggiatura. Inoltre per recuperare la cosa, nella serie hanno specificato che erano scappati unendosi al popolo di Abydos (il pianeta dove si svolge gran parte del film).

La serie
E qui possiamo collegarci quindi con la serie. Infatti il successo di Stargate, nonchè l'originalità e le basi del concept, invece di diventare una trilogia, com'era previsto inizialmente, hanno dato luogo ad una serie.
La serie ha avuto un grandissimo successo, con un episodio in pilota che è tutt'ora il pilot di fantascienza più visto della storia, oltre che con le sue 10 stagioni, diventare la seconda serie di fantascienza più longeva (dopo Doctor Who).
Stargate SG1, questo il titolo, è innegabile che sia una serie interessante e di successo, ma dall'altra parte, è altrettanto vero che risulta essere la brutta copia del film.
La prima nota stonata riguarda gli interpreti: sono stati ripresi i due protagonisti, cambiando gli attori.
Ma io mi domando, se per motivi di budget non potevano permettersi di avere continuativamente il cast del film, perchè non fare come con Highlander? Dove nel primo episodio della serie compare Christopher Lambert, nel ruolo di Connor MacLeod, introducendo poi il protagonista della serie, Adrian Paul che interpreta Duncan MacLedo.
No hanno voluto cambiare attori, e per quanto l'attore che interpreta Daniel Jackson lo ricordi (anche se la grande interpretazione da imbranato ma di forte personalità di Spader sia inimitabile) l'altro non c'entra niente con Kurt Russel. O'Neil è infatti interpretato da Richard Dean Anderson, che tutti conoscerete come MacGyver. Grandissimo attore, mito della tv, ma con Kurt Russell e con la sua interpretazione di Jack O'Neill non c'entra niente. Tanto che la stessa caratterizzazione del personaggio cambia decisamente, diventando a mio avviso inguardabile per chi conosce il film. Specifico che qualche attore del cast originale è invece rimasto.
La storia inizia in maniera molto forzata, ributtando i due protagonisti in azione, quando se vogliamo O'Neill ci poteva anche tornare, ma Daniel sembrava rilassato con sua moglie dall'altra parte dell'universo. E invece Sha'uri viene rapita (e nella serie si chiama Sha're perchè alcuni attori facevano fatica a pronunciare l'altro nome, ma stiamo scherzando!?) nel primo episodio, e ci vogliono ben tre stagioni perchè Daniels la ritrovi, e dopo che in queste tre stagioni è stato inserito di tutto di più per fare quantità (filler narrativi, elementi kitsch non da poco, modifiche strutturali alla trama del film original, ecc..), ecco che lei muore, uccisa da uno dei compagni di Daniels, perchè essendo posseduta da un alieno analogo a Ra, stava per ucciderlo. Gli tornerà in sogno dicendogli di tornare a lavorare col comando, per uccidere gli altri alieni della stessa razza, e salvare tanti mondi. A parte la curiosità interessante che i due attori (che interpretano rispettivamente nella serie Daniels e Sha're) stanno insieme e sono sposati, la trama è altamente deludente, e il tutto è andato avanti come una sorta di soap opera di fantascienza, molto dispersiva, ripetitiva, ma con alcune trovate molto belle, ahimè sprecate a mio avviso, strada facendo, e nel finale (ci sono due film dopo la serie).
Fa eccezione volendo lo spin off "Atlantis", dove fra i protagonisti c'è anche Jason Momoa.
Qui hanno fatto come dicevo io, cioè utilizzato personaggi nuovi, e situazioni nuove.
Come detto prima, un vero peccato che sia stato creato un grande minestrone con tanti begli ingredienti. A tratti ricorda molto anche Star Trek. In ogni caso rispetto alla maestosità e all'impatto del film, come dicevo, la serie diventa molto difficile da digerire.

domenica 7 febbraio 2021

Religione e tatuaggi

 

Tatuaggi e cristianesimo

Cosa dice la nostra religione a proposito dei tatuaggi? Ci si può tatuare? O si sta facendo qualcosa di sbagliato?

Si parla molto poco di tatuaggi all'interno della Bibbia, ci sono delle piccole frasi a riguardo, ma non ci si può fermare ad una semplice lettura “alla lettera”, i testi sacri, in particolare il Vecchio Testamento, sono da interpretare, ma soprattutto da adattare al contesto storico e alla locazione di scrittura.

E sulla base di queste, ho letto molte opinioni diverse su ciò che riguarda il tatuarsi e l'essere cristiani, per cui ciò che scriverò non è “vangelo”, ma è frutto di un'opinione personale che si è formata leggendo quanto dicono dei teologi a riguardo, ciò che mi hanno detto dei preti a riguardo, e anche frutto del buon senso e della cultura in generale.




Partiamo col definire cosa sia un tatuaggio e da dove sia l'origine dei tatuaggi:

di base un tatuaggio altro non è che una tecnica di decorazione pittorica corporale dell'uomo.

Un tatuaggio nasce per essere duraturo, praticamente per tutta la vita, poi esistono tecniche di tatuaggi semi-permanenti.

La tecnica consiste con l'inserire un particolare tipo di inchiostro sotto pelle, per l'esattezza sotto l'epidermide, prima con tecniche primitive (nelle culture polinesiane, dove su richiesta si possono ancora fare, o da chi ne conosce le tecniche, tramite un ago e un martelletto) poi con macchine sempre più all'avanguardia e sicure.

Una forma differente di tatuaggi consisteva nell'incidere la pelle, creando dei solchi che rappresentano un disegno. Questa tecnica si chiama “scarificazione” e non è propriamente un tatuaggio, ma in ogni caso una forma simile di decoro sulla pelle.


Sicurezza

Farsi un tatuaggio da un tatuare certificato, professionista, quindi non improvvisato e che rispetta tutte le norme di igene, salvo particolari forme di allergie o problemi epidermici, non ha nessuna controindicazione e non da problemi nel tempo.


Storicamente

Ma quando sono nati i tatuaggi? Difficile definirlo con precisione, ma fra i più antichi che conosciamo, ci sono tatuaggi che sono stati ritrovati sulla mummia dell'"uomo di Pazyryk" nell'Asia, o anche nella Mummia dell'Altai, la principessa di Ukok, databile intorno al 500 a.C.

In altre culture, come quella islamica, non troviamo tatuaggi in quanto erano proibiti. Lo stesso vale per la cultura ebraica
Nelle culture delle isole pacifiche e anche nelle culture africane i tatuaggi erano molto diffusi, anche se è difficile stabilire da quando, ma sicuramente sin da tempi molto antichi.

I tatuaggi dal mondo antico hanno avuto un enorme fase di stacco (salvo culture principalmente dell'oceano pacifico) per poi ritornare gradualmente in auge dagli anni '60 circa.

Ad oggi esistono tantissimi stili, mode, correnti di pensiero, ecc.. Ci sono tatuatori famosi sia in Italia che nel mondo, che hanno mesi e mesi di attesa per potersi fare un tatuaggio. Oggi siamo in un momento storico in cui il tatuaggio è molto di moda, mentre prima faceva parte più di gruppi o nicchie.


Nel Cristianesimo

I cristiani nell'antica Roma si tatuavano sulla pelle i simboli della religione, in particolare il pesce, quel simbolo segreto con cui i cristiani potevano riconoscersi durante le persecuzioni.

Interpretando un passo della Bibbia (che approfondiremo meglio dopo), Costantino, a seguito della sua conversione al Cristianesimo, mise un divieto sui tatuaggi. Secondo gli storici questo diveto non riguardava tuttavia i tatuaggi sul corpo, ma solamente i tatuaggi sul volto.


Fra i cristiani la pratica del tatuaggio è diffusa fra i copti monofisiti. Col tatuaggio i copti rimarcano la propria identità cristiana, tatuandosi soggetti come: la croce copta, la natività e in particolare il Santo Mar Corios, martirizzato sotto Diocleziano.


Nel cristianesimo troviamo anche i “monaci marchiatori”. Dei monaci che si specializzavano nel tatuare gli altri fedeli, con simboli sacri.

La tradizione vuole che durante le crociate, i soldati si tatuassero i simboli religiosi cristiani per farsi riconoscere dagli “infedeli” e per garantirsi la sepoltura ecclesiastica, all’epoca negata a chi soccombeva in battaglia e non presentava simboli della propria religione. Il tatuaggio era quindi un marchio di riconoscimento che rappresentava la cristianità.


Per l’esecuzione utilizzavano un bastoncino con sopra tre punte d’acciaio e il colore lo ricavavano dal succo delle ciliegie mischiato con la cenere.

Questa tradizione ha attraversato i secoli giungendo alla sua massima diffusione nelle Marche, e più precisamente al Santuario della Santa Casa di Loreto.


Qui i pellegrini provenienti da tutto il mondo, dopo il lungo percorso di fede e si facevano imprimere sulla pelle il ricordo di tanto ardore devozionale. In prossimità del Santuario infatti si trovavano numerosi “marcatori”, provenienti da una lunga tradizione familiare di famiglie del posto.


Cosa dice la Bibbia sui tatuaggi, e come si può intepretare la cosa?

Come sempre troviamo diverse correnti di pensiero sui tatuaggi. Ad esempio per gli evangelici (così come per gli ebrei) i tatuaggi non sono consentiti. Questo deriva da un'interpretazione alla lettera della Bibbia. Anche i Testimoni di Geova, che hanno un'interpretazione spesso personale della Bibbia, sono contrari a tatuarsi.


Non esiste in realtà alcuna prescrizione biblica o ufficiale che vieti ai cattolici di farsi tatuaggi.

Alcuni avevano diffuso delle notizie storiche false, legate ad un divieto di papa Adriano I, mai dimostrato e confermato.

Una delle citazioni più comuni contro l’uso dei tatuaggi tra i cristiani è un versetto del Levitico che proibisce agli ebrei di “tagliare i corpi per i morti o mettere segni di tatuaggi su di voi”. (Lev. 19:28). Tuttavia, la Chiesa cattolica ha sempre distinto tra Legge morale e Legge mosaica nell’Antico Testamento. La Legge morale – per esempio, i Dieci Comandamenti – rimane vincolante per i cristiani oggi, mentre la Legge mosaica, che si occupa in gran parte dei rituali ebraici, è stata sciolta dalla nuova alleanza alla crocifissione di Cristo.


Il teologo Don Gianni Cioli, in relazione al passo del levitico, si esprime in questo modo:

“In realtà il passo biblico, più che additare il tatuaggio in se stesso, pare condannare la sua correlazione ad un determinato culto dei morti giudicato non compatibile con la fede nell’unico Dio d’Israele.”

E prosegue

“Quindi, se non si può condannare il tatuaggio di per sé, si deve comunque invitare alla cautela. La valutazione morale cambia a seconda del modo in cui il tatuaggio viene praticato, a seconda della parte del corpo in cui viene praticato, a seconda di quello che il tatuaggio può rappresentare e, infine e soprattutto, delle ragioni per cui si decide di praticarlo.”


Quindi farsi un tatuaggio, secondo la Bibbia, è proibito se tale tatuaggio rappresenta la consacrazione del tuo corpo verso qualcosa che non è Dio, o verso il culto della morte, allora non farlo, ma il divieto è verso la ritualità dei tatuaggi, non di certo verso i tatuaggi intesi solo come decoro.


Padre Amorth parla dei tatuaggi? Vediamo le bufale di Simone Iuliano

Si trovano su internet diverse pagine con posizioni alquanto fondamentaliste (e fra l'altro che forniscono molte informazioni fuorvianti, errate e non vere sui tatuaggi, dimostrando anche ignoranza in materia) dove sembra che tatuarsi sia un avvicinamento al demonio. Nulla di più falso, anzi, attribuire dei poteri magici all'introduzione di una sostanza sotto pelle, equivale ad allontanarsi da Dio, perchè chi crede in queste cose (cioè il dare un potere rituale ad una sostanza) equivale ad essere ben più vicini allo sciamanesimo o all'alchimia, che alla fede cristiana.

Qualsiasi tipo di decorazione, non può avere nessun tipo di potere, né benefico né malefico, a meno che non sia accompagnato da un rito o da qualcos'altro.

Non pochi sostengono che sia stato lo stesso Padre Amorth, che è stato un famosissimo esorcista, a definire i tatuaggi un tramite col male. L'unico testo che si trova cercando, riguarda un estratto dal “Manuale di Demonologia”, un libro di un certo Simone Iuliano che di Don Gabriele Amorth, ha solamente una prefazione.

E su di lui non si trova molto materiale: è un autore molto giovane, classe '89. Non è un teologo o uno studioso, ma solamente un ragazzo appassionato di religione. Nessuno mette in dubbio la sua buona fede, ma purtroppo ci sono molte lacune sul tema dei tatuaggi, che lo portano a scrivere in modo confusionario, con molte informazioni errate, o anche inventato totalmente di fantasia cose su questo argomento. E' questo autore che ha messo in giro delle bufale, attribuendole per rafforzarle ad Amorth.
Analizziamo e correggiamo quelle più assurde e palesemente errate.

Prima di tutto molte persone attribuiscono tale testo a Padre Amorth.

Il testo è, come detto poc'anzi, interamente di Simone Iuliano. Solamente la prefazione è di Padre Amorth e di Padre Mario Granato. Quindi non sono affermazioni di Amorth, che ha solo fatto la prefazione del libro, dove Iuliano parla di tatuaggi, in maniera molto personale.


Iuliano nel testo dice:

Il tatuaggio è una consacrazione indiretta (ma pur sempre consacrazione) a cui ci si sottopone in maniera permanente almeno sul corpo.”

In realtà non esiste il concetto di “consacrazione indiretta”. E' un termine coniato dall'autore. Nella religione cristiana la consacrazione è un qualcosa di diretto:

il termine “consacrazione” si riferisce all’atto di dedicarsi a uno scopo o a un obiettivo specifico. “Consacrare” se stessi significa dedicare la propria vita a qualcosa della massima importanza.

Uno dei primi riferimenti biblici all’atto della consacrazione può essere trovato in Giosuè 3:5.
Dopo aver vagato nel deserto per 40 anni, il popolo di Israele riceve l'ordine di consacrarsi prima di entrare nella Terra Promessa. Quando obbediscono al suo comando, Dio promette di fare grandi cose per loro e di adempire alle promesse fatte.

Non esiste in nessun testo religioso o teologo la possibilità di consacrarsi “indirettamente”, e di fare ciò verso il male.


Chi fa tatuaggi sa benissimo che quella del tatuaggio è una prassi antica a sfondo satanico. Ogni tribale contiene il 666, così i draghi, le spade con i serpenti, i leoni e via discorrendo.”

Quindi secondo l'autore, ci sarebbero centinaia di migliaia di persone che operano per il demonio? Anche qui stiamo finendo nella pura fantasia. Sicuramente esisteranno tatuatori satanici, ma saranno molto rari, e legati alle sette.
“Ogni tribale contiene il 666?” Ma di quali tribali parla?

Esistono centinaia di migliaia di tipi di tribali, da quelli antichi, legati a culti che non hanno nulla a che vedere con il diavolo, a quelli moderni. Per inserire esplicitamente tale numero, andrebbe fatta una richiesta dalla persona che va a farsi tatuare portando un disegno modificato rispetto ai tribali che esistono. Siamo ancora di fronte ad una totale invenzione di fantasia che non ha riscontri concreti.
Sugli altri temi, ognuno può tatuarsi ciò che vuole, cosa c'entra ciò? (Ma i leoni poi?) Anche su un foglio di carta possiamo scrivere belle cose o cose brutte e cattive. Ma questo non fa del foglio e della penna degli strumenti del male!

E' evidente che l'autore non ha nessun tipo di conoscenza sui tatuaggi, e ha voluto scrivere un testo, senza avere nemmeno le basi per farlo. E attacca il mondo dei tatuaggi per convinzioni e motivi totalmente personali, ben lontani dalla realtà.


Nella rivista “Tattoo Gallery” (nella sezione Sacro e Profano) c’è scritto che la tecnica con cui si fanno i tatuaggi, fu ideata dai primitivi, i quali nel sangue che fuoriusciva, o nell’ arrossamento della pelle, vedevano il portale creato ai demoni per entrare e uscire dal corpo.”

L'autore ora si appoggia ad una rivista che scrive e inventa le cose con altrettanta fantasia le cose. In realtà i tatuaggi, come abbiamo spiegato nella storia, non si sa esattamente quando siano nati, ma si pensa nell'antico egitto. Lo scopo era principalmente terapeutico/ornamentale.

Infatti, la testimonianza più antica giunge dal confine italo-austriaco dove nel 1991, sulle alpi Otzalet, viene rinvenuto il corpo congelato e ottimamente conservato di un uomo che gli scienziati ritengono sia vissuto circa 5300 anni fa.

Otzi, così è stato soprannominato, presenta in varie parti del corpo dei veri e propri tatuaggi, ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute.

I raggi x hanno rivelato degenerazioni ossee in corrispondenza di questi tagli, si pensa quindi che, all'epoca, gli abitanti della zona praticassero questa forma di tatuaggio a scopo terapeutico, per lenire i dolori.

Invito infine alla visione di questo video (in inglese, coi sottotitoli in italiano) dove la questione è ampiamente spiegata

https://www.youtube.com/watch?v=4C10MEos-v0

e non solo, in questo video oltre all'aspetto religioso, si parla anche di un'etica, di una logica, del buon senso e di tutto quanto che può esserci dietro ad un tatuaggio. Padre Mike parla di questo tema con una mentalità aperta, ma al tempo stesso con tanta responsabilità e intelligenza.


Personalmente credo che la cosa più importante, se si decide di tatuarsi, sia non di tatuarsi perchè va di moda, ma solo se ci si sente di volersi decorare permanentemente il corpo, con qualcosa di importante, di significato, che rimarrà lì per sempre. Ma questo chiaramente è un consiglio che va oltre il tema centrale dell'articolo. Tatuarsi non ha risvolti negativi, a meno che non siamo noi ad attribuirli, come potremmo fare con qualsiasi altra cosa materiale.