domenica 31 maggio 2015

Recensione film: Non escludo il ritorno

"Non escludo il ritorno" è il titolo del film biografia su Franco Califano diretto da Stefano Calvagna.
Il titolo è lo stesso del brano presentato dall'artista al Festival di Sanremo 2005 e dell'album pubblicato nello stesso anno.
E' un film che ho avuto il piacere di vedere in un evento speciale, in cui subito dopo la proiezione, è seguito il gradevole spettacolo, diretto da Pietro Genuardi, in cui veniva raccontata la storia del cantate, alternata a delle sue canzoni, reinterpretate in una splendida chiave jazz (il film era già uscito nelle sale il 6 novembre 2014).
Lo spettacolo permetteva anche di far conoscere al pubblico, molte canzoni rese celebri da altri cantanti, ma che in pochi sanno, scritte proprio da Franco.
E io non sono di questi pochi, premetto infatti che non conosco più di tanto questo cantante, lo ammetto.
Conosco i brani più celebri, conosco il personaggio, so che è mitico, ma guardo questo film senza uno spirito critico nei confronti della fedeltà, rispetto a ciò che è la storia.
La cosa è in realtà irrilevante, poichè questa fedeltà la si può approvare a priori, in quanto la sceneggiatura è stata scritta con la collaborazione degli amici più stretti del "Califfo" (così veniva chiamato), fra i quali figura lo stesso regista, Stefano Calvagna, tanto che lo stesso cantautore lo volle alla regia del suo primo concerto ripreso e pubblicato in dvd (Franco Califano anniversario, fra l'altro anche citato nel film) in occasione dei 70 anni di Franco. Questo ha permesso di portare in scena una storia fedele alla realtà dei fatti, in alcuni punti del tutto inedita al grande pubblico.
-Attenzione contiene spoiler-
Il film inizia con la stessa scena che vedremo in chiusura, ed è quindi tutto un flashback che racconta non tutta la vita del cantautore, ma una parte di vita di lui, che ci fa percepire il suo lato romantico, il suo essere legato agli amici, e la sua apertura ai fans, insomma la sua parte più umana.
Perchè come ho detto prima, io non conosco tanto questo personaggio, ma mi è bastato il film, per capire quanto fosse carismatico e stimabile.
In aggiunta anche alcuni spunti, alcuni simboli, che fanno capire che fosse anche spirituale, come il quadro, realmente presente nella sua casa, che raffigura Cristo sulla croce.
Durante questo flashback quindi, assisteremo ad una serie di situazioni del cantante che riportano ad un momento di calo nella sua carriera, probabilmente l'unico, perchè Califano con oltre 20 milioni di dischi venduti è uno dei cantanti più importanti della musica italiana di tutti i tempi.
E vediamo quindi il suo agente e i suoi collaboratori che fanno di tutto per farlo lavorare, da locali a ristoranti con serate tutte le sere, per poter guadagnare bene. Fino ad un episodio in cui un importante organizzatore di eventi, l'americano Paul Hummel (interpretato niente meno che da Michael Madsen, interprete di decine e decine di successi internazionali con registi del calibro di Oliver Stone, Ridley Scott e Tarantino), decide di fargli fare delle importanti esibizioni per esempio a New York (mi sembra per la precisione a Madison Square). In realtà in secondo luogo per l'importanza del personaggio che è Franco, ma più perchè si scopre un aneddoto interessante, e cioè che il padre del cantautore, avrebbe salvato il padre dell'organizzatore di eventi, durante la seconda guerra mondiale, e quindi per gratitudine verso la sua famiglia, l'avrebbe aiutato a ritornare alla ribalta, con questi eventi internazionali.
E nelle situazioni che vediamo, non lavorative, Franco è sempre molto romantico e molto umano.
All'inizio del film c'è una sua fan, che gli viene presentata dietro le quinte, e a seguito del concerto va a casa con lui. Il modo in cui la corteggia e le chiede di andare al piano di sopra, logicamente per passarvici la notte, è carino, non è arrogante, e mostra appunto questo lato romantico del personaggio, che si poneva sempre in maniera molto umana con le persone.
Fosse per conquistare una ragazza, o per invitare a casa propria i fans conosciuti poco prima ad un concerto, o l'andare a trovare i suoi amici in una parrocchia... O anche quando si ferma a salutare le prostitute vicino a casa sua, e rimane male vedendo che una di queste fa uso di cocaina.
In particolare nel finale, quando vediamo l'affezionamento alla sua amica Luna, e la paura di restare solo, lui che è sempre stato circondato da amici, fans e tante persone. Un uomo legato al successo non per il gusto di avere successo, o per l'essere superiore agli altri, no, ma per dare a tutti le sue canzoni, farli sognare, e coinvolgere gli altri, far parte degli altri. Un amico di tutti insomma. Grande personaggio, la cui scomparsa viene mostrata anche qui in chiave romantica, alla fine del film, dove allontanandosi dice "non escudo il ritorno", frase fra l'altro incisa sulla sua lapide.

Interessanti i vari camei nel film, su tutti chiaramente Michael Madsen, ma non solo, la scelta del cast da parte di Stefano è stata molto accurata, oltre a comparire lui stesso nel cast, troviamo Enzo Salvi (che dimostra di non essere solo bravo a far ridere, ma di risultare molto bravo anche in un ruolo a realistico e a tratti drammatico, come questo dell'agente di Califano), Saverio Vallone (noto attore in particolare negli anni '80 di fiction, cinema e teatro), Nadia Rinaldi (icona della commedia italiana degli anni '90), Franco Oppini (altra icona della commedia anni '80/'90) oltre ai camei di Ascanio Pacelli (il nobile del Grande Fratello), e dei due ex calciatori Giuseppe Wilson e Luigi Di Biagio.
Il protagonista è Gianfranco Butinar, un attore comico e imitatore, che funziona bene nella parte, e ha conferito bene al personaggio, quello che il film vuole mandare, cioè il lato romantico e umano di Califano.
Dal punto di vista tecnico il film  è girato molto bene, con uno stile dinamico quando serve, più lento quando c'è da sottolineare un momento romantico o drammatico.
Ora veniamo alle poche critiche che posso fare al film: prima di tutto la fotografia. Non critico la fotografia in toto, anzi, questa è molto buona, ma il fatto che sia altalenante. Nella maggior parte delle scene è molto buona, in alcune è da film americano, ma purtroppo in altre appare minima e per nulla curata. Altro difetto è la scena dove Ivano, l'amico e membro dello staff di Califano, fa uso di cocaina in macchina. D'accordo questa scena serviva probabilmente a criticare il personaggio, a livello "biografico" ma a livello cinematografico non funziona, spezza in modo errato il ritmo del film allontanando dalla trama e dal mood principale.
Infine, piccola critica a Butinar, che seppur bravissimo in alcune circostanze sembrava più imitatore che interprete. Anche se questo lo si nota in un paio di scene non di più.
Questi difetti che ho elencato sono un po' "il pelo nell'uovo" e non pesano minimamente su un film che è complessivamente molto bello, e che dovrebbe servire da spunto per i film biografici e per il nostro cinema. Sono troppo pochi, spesso sono destinati alla tv (che in Italia sappiamo, ha più soldi ed è spesso superiore al cinema). La gente deve conoscere questi che sono i personaggi importanti, che hanno fatto la nostra storia, la nostra cultura, siano essi storici o dello spettacolo. E vanno raccontati bene, come ha saputo fare Calvagna in questo film.

Voto: 8

mercoledì 20 maggio 2015

Recensione film: Il racconto dei racconti

La questione "fantasy made in Italy" mi coinvolge in prima persona.
Al di là del fatto che guardo fantasy da quand'ero bambino e che è fra i miei generi preferiti, come molti di voi sapranno, è da tempo che stiamo portando avanti un progetto per girarne uno in Italia, fra l'altro con tutto il necessario già pronto (piano di lavoro, cast, distribuzione, ecc...) in pratica manca solo una parte di budget. Se vi interessa potete guardare il sito ufficiale del progetto www.ilciondolodellaluce.it.
L'uscita di un altro fantasy prima del nostro, non può che rallegrare me e il resto dello staff, perchè farebbe da apripista, e sarebbe più facile per noi trovare delle co-produzioni.
Io non so l'esito che sta avendo al botteghino, in generale il pubblico non lo vedo molto soddisfatto. Sembra piaccia di più a chi apprezza il cinema italiano, e non i fantasy, e questo di base, è già un male.

Fatta questa premessa, andiamo ad analizzare il film.
Attenzione perchè contiene alcuni spoiler!
Iniziamo col dire che dal trailer il film sembrava abbastanza lento, ma anche carico di atmosfera e magia. Ogni volta che vedo il marchio "Festival di Cannes" in un film, so che è sinonimo di noia e garanzia di lentezza. Ogni volta mi auguro che non sia così, e ogni volta invece, puntualmente, la cosa si conferma.
I titoli di testa all'inizio del film, così come le prime inquadrature, fanno pensare più ad un prodotto televisivo, piuttosto che ad un film per il cinema, e salvo eccezioni, è tutto molto stile film-tv/fiction, sia nella regia che nella fotografia.
La prima scena, quella del mostro marino, nelle fasi subacquee è fantastica: dalla soggettiva all'interno del casco, alla realizzazione del mostro, all'atmosfera e alla magia che crea. Per ora il film è al di sopra delle aspettative. Ma appena la sequenza termina, e si torna in superficie, il mostro morto è abbastanza finto (cosa bizzarra perchè di solito è più facile creare un prop statico, rispetto ad un movimento) e in generale si vede che manca un'estetica a livello di regia. Troviamo inquadrature abbastanza nulle e impersonali. Un po' come se il regista avesse piazzato gli operatori dicendo "ok riprendete quello che succede e facciamo qualche taglio", sembra che ci sia l'assenza di uno storyboard. Tagli casuali, e tanta steadycam che segue i personaggi senza una precisa ragione, come fossimo a guardare un programma televisivo e non un film. Ed è strano da parte di Garrone, che con "Gomorra" e "Reality" aveva fatto una regia molto personale e con uno stile marcato, che può piacere o meno, ma qui lo stile, non si sa cosa sia.
La fotografia in questo ci rimette molto, nonostante a curarla sia stato Peter Suschitzky, niente meno che il direttore di fotografia di uno dei capolavori della storia del cinema qual'è "L'Impero colpisce ancora", e di altri film cult "Rocky horror picture show", "Krull", ma anche film recenti come "A history of violence" e "A dangerous Method", quindi questo elenco per dire che da un mago della fotografia come lui, sicuramente ci si aspettava di più. E seppur il film ha tutta una serie di colori brillanti, come siamo abituati a vedere nei suoi film, nel complesso non ci sono atmosfera, magia, coinvolgimento... Non c'è niente di tutto ciò. Lo spettatore si sente sempre al di fuori della vicenda.
Il film non decolla mai, non ha nè capo nè coda. E purtroppo questo lo si deve alla regia, come dicevo prima. Parlo di regia tecnica, perchè a livello di recitazione gli attori, oltre ad essere quasi tutti eccellenti interpreti, sono stati scelti e diretti accuratamente, e hanno facce particolari, su tutti i due gemelli (Christian e Johnas Lees, attori praticamente esordienti), e il negromante (un eccezionale Franco Pistoni) e le due vecchiette (Hayley Carmichael e Shirley Henderson). E chiaramente Cassel, Toby Jones e la Hayek non deludono le aspettative, idem il doppiaggio (curiosa, ma funzionante, la scelta di far doppiare Cassel a Favino).
Anche il trucco e i costumi sono curati e realizzati benissimo. Le musiche sono bellissime e coinvolgenti, composte da Alexandre Desplat, che ha una filmografia incredibile, di cui vi cito solo Casanova con Heath Ledger. Sulle location è molto interessante che sia stato girato tutto in Italia, e nonostante alcune siano molto anonime, altre sono ricercate e davvero interessanti.
Gli effetti speciali (sia creati realmente, che al computer), sono veramente di ottima fattura, su tutti il mostro marino, la parte meglio riuscita del film, e la pulce, che risulta molto carina e fa affezionare lo spettatore.
E allora qual'è il problema di questo film? Sono diversi, come abbiamo detto prima, uno è la regia tecnica, quasi assente e che non coinvolge lo spettatore (ci sono alcune inquadrature di paesaggi o di situazioni studiate molto bene, ma sono poche e si vede che hanno uno stile diverso dal film, e sono evidentemente completa opera del direttore di fotografia).
Altro problema è il montaggio: lento, non taglia dove serve, lascia tante sequenze inutili che rallentano il film e non gli aggiungono nulla. Il ritmo non sanno nemmeno dove sia di casa.
La sceneggiatura è stata sviluppata decisamente male. Come alcuni sapranno, la pellicola è l'adattamento cinematografico della raccolta di fiabe "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, una raccolta che risale al 1600 e che ha come scopo principale quello di criticare la società nell'egoismo, nell'avidità e nella mancanza di scrupoli che dimostra per raggiungere i propri scopi. C'era bisogno di adattarla ai tempi, senza stravolgerla sia chiaro, ma un adattamento era doveroso. E invece l'unica cosa che il regista aggiunge, sono tutta una serie di scene e situazioni da b-movie porno-splatter, gratuite, completamente inutili ai fini della trama oltre che evidentemente ricamate sopra il romanzo, squallide e di cattivo gusto. E oltretutto girate male. E il film, seppur con un finale carino dove viene onorata la memoria degli artisti morti per salvare la principessa, risulta incompleto e nell'insieme insipido.
Questo cattivo gusto presente in diverse situazioni (e non parlo della storia, ma della regia, perchè ogni situazione si può descrivere in tanti modi mandando lo stesso messaggio, e qui c'è proprio del cattivo gusto, in altro modo non so definirlo) è ciò che maggiormente danneggia il film, e che gli distrugge completamente l'atmosfera.
Di qui mi verrebbe da dare un 4 a questo film, perchè con 14 milioni di $ di budget, tantissimi indipendenti, sia italiani che stranieri, tirerebbero fuori sicuramente un lavoro decisamente superiore.
Tuttavia per il coraggio di tentare questo genere, per gli attori e per alcune sequenze riuscite, alzo il voto. Ma nel complesso questo film non è niente di più che un mediocre film per la tv.

Voto: 5

sabato 2 maggio 2015

Le scarpre Adidas di Quicksilver nel nuovo film degli Avengers

E' da poco uscito il nuovo film sugli Avengers, Age of Ultron, e compare un nuovo personaggio molto interessante, non voglio fare spoiler sul film ma vi piacerà, che è Quicksilver (non Quiksilver, il brand di surf), interpretato da Aaron Taylor-Johnson.
La cosa simpatica è che lui nel film è vestito Adidas, indossando diverse tute, ma soprattutto una particolare edizione limitata della Adizero Prime Boost.















Altro modello è la Adizero Feather, sempre nei colori di Quicksilver