venerdì 9 aprile 2021

Recensione film: Contact


Contact è uno dei più bei film mai realizzati, un capolavoro di fantascienza e filosofia, oltre ad essere il mio film preferito.

Da astronomo oltre che regista, e persona di fede e spirituale, in cerca di verità, non posso che adorarlo. 

La settima arte, il cinema è nato agli inizi del 900, e il suo linguaggio si è evoluto fino ad oggi, raccontando una storia attraverso immagini e suoni. Una storia costruita di scene, a loro volta costruite di inquadrature, di ritmo, musica e così via... Contact rappresenta la perfezione sotto tutti i punti di vista del linguaggio del cinema.
Racconta una storia, la storia del "contatto" fra terrestri e alieni, e lo fa in un modo più neo-realista che fantascientifico. Le citazioni agli omini verdi o al bellissimo E.T. sono infatti battute all'interno del film.
Scritto dall'astronomo Sagan, questo racconto diventa visivamente pura poesia registica, grazie a Zemeckis, che cura ogni minimo particolare. Ogni scena è perfettamente studiata dall'inquadratura, all'incredibile mix audio che alterna musica e suono, dando ogni volta la giusta drammaticità alla scena, lasciando parlare a volte solo la musica, a volte solo i suoni, a volte solo le parole, recitate dal cast letteralmente stellare che interpreta il film.
Jodie Foster interpreta Ellie Arroway, la protagonista, geniale ricercatrice a cui è morto il padre (un tenero e carismatico David Morse), e dal quale momento non ha più creduto in Dio, diventando praticamente agnostica (proprio come l'autore Carl Sagan). E' lei che non si arrende mai nella ricerca di un segnale extraterrestre, anche per portare avanti la passione per i segnali radio che le aveva tramandato il padre. Incontrerà in messico Joss Palmer, primo ruolo importante di Matthew McConaughey, da co protagonista. McConaughey rinunciò a fare il protagonista di The Jackal, conquistato dallo script di Contact, anche per via del suo ruolo e del messaggio di fede che mandava.
Infatti Palmer è in un certo senso l'alter ego di Arroway, che completa e compensa quest'ultima, in un certo senso spaventandola in quanto all'inizio del film ricordandole tantissimo il padre; quando pronuncia la frase in relazione allo spazio, che se non ci fossero altre forme di vita, "sarebbe uno spreco di spazio", che è una frase dell'autore Sagan. La paura di perderlo fa si che i due si allontanino, per poi ritrovarsi solo molto tempo dopo, proprio alla Casa Bianca.
Nel film in un certo Palmer è il contrappeso fra la scienza, rappresentata da Arroway, e la fede, rappresentata da più personaggi e dalla collettività nel film (che infatti non la scelgono quando lei si dichiara agnostica, durante la scelta dell'astronauta che avrebbe intrapreso il viaggio verso Vega).
Palmer infatti studia gli effetti della tecnologia sulle popolazioni del terzo mondo, e quando parla di "solitudine in aumento con la tecnologia" nonostante il film sia di oltre vent'anni fa, il messaggio risulta incredibilmente attuale, in un certo senso aveva anticipato i tempi.
Jena Malone interpreta Ellie da giovane, e dell'attrice si vedeva già un grandissimo talento. Geoffrey Blake è Fisher, il direttore del settore scientifico americano, che non ha mai creduto nei progetti di Ellie, non perchè non credesse in lei, ma perchè la considerava sprecata in una ricerca di qualcosa di impossibile. Poichè le spiega, citando il paradosso di Fermi, che o ci sono civiltà troppo lontane per essere contattate, o non c'è nulla. William Fichtner è Kent, adorabile collega cieco di Ellie, fra l'altro tratto da un reale scienziato non vedente proprio del progetto S.E.T.I. (la ricerca aliena, progetto reale su cui si basa gran parte dell'opera). La bellissima Angela Bassett interpreta Rachel Constantine, una delle responsabili della casa bianca. John Hurt interpreta il bilionario S. R. Hadden, fra gli uomini più ricchi del mondo, e fra i primi a credere davvero in Ellie, oltre ad essere quello che la aiuterà maggiormente nel decifrare il messaggio alieno ricevuto durante le sue ricerche.

Uno degli elementi più belli di Contact è il contrasto fede-ragione, religione-scienza, un rapporto di amore odio che va avanti da secoli. Perchè se da una parte è un luogo comune quello della scienza che rinnega la religione, o per lo meno la confisca in un angolo come mondo a sè, dall'altra parte è esattamente il contrario, e Contact esprime appieno il concetto espresso da Pasteur: poca scienza allontana da Dio, mentre molta scienza avvicina al Creatore. 
Ellie, spesso provoca Joss Palmer sulla sua fede in Dio, pensando che possa essere un'illusione, ma Joss ogni volta trova la risposta giusta; quando lei gli chiede di provarglielo, lui le domanda "volevi bene a tuo padre?" ed Ellie ovviamente asserisce, e Joss la spiazza domandando a lei di provarlo.
Stessa sorte toccherà ad Ellie dopo il suo viaggio verso il sistema solare di Vega (luogo di origine del segnale), poiché una volta tornata a causa degli effetti della relatività, il suo viaggio durò poche ore, rispetto ad una frazione di secondo passata sulla terra. Durante l'inchiesta non la stavano credendo, e lei ammette che dall'altra parte, avrebbe avuto i loro medesimi dubbi, e che avrebbero dovuto crederla "per fede", proprio quella fede che lei criticava, a seguito della morte del padre, in chi credeva.
Tutto il film non è altro che un messaggio di fede e di speranza, riassunto nelle parole dell'alieno dalle sembianze così familiari per la protagonista.

La bussola, il regalo che fa Joss a Ellie, non è altro che la metafora della fede: indica la direzione, ma non dice nulla sulla meta. Scienza e fede si toccano, come se non fossero più due rette parallele. E' come se questo film per farlo curvasse lo spazio tempo, incrociando le due rette.
Il film alterna momento di paura, tensione, drammaticità e malinconia, che diventano fede, speranza, romanticismo e coraggio. Il tutto accompagnato da una delle colonne sonore più belle di sempre, composta da Alan Silvestri, che già aveva contribuito con Zemeckis alla realizzazione dell'altro capolavoro Forrest Gump, a distanza di un anno.


Tutta la storia, che ho volutamente solo accennato per non rovinare la visione del film, si articola attraverso situazioni e dialoghi profondi, rendendo come ho detto all'inizio, un film di fantascienza più realistico di quanto si possa immaginare.

Registicamente è immenso, inventando e portando situazioni che saranno più e più volte fonti di ispirazioni e verranno omaggiate in altri film, fino in particolare ad Interstellar, altro capolavoro, diretto da Nolan, che spartisce due elementi in particolare con Contact: McConaughey e Kip Thorne. 
Il primo come attore, il secondo come fisico, infatti entrambe le pellicole sono basati su modelli fisici che partono dalla realtà e dalla scienza, sviluppati, studiati e adattati alle storie proprio da Thorne, che è fra gli scienziati più famosi del mondo.
Sempre parlando di regia, rimane incredibile e oggetto di studio l'inquadratura in cui Ellie bambina corre a prendere le medicine del padre, e si scopre aprendo lo specchio che tutta la scena fosse stata ripresa nello specchio stesso. Non ho mai capito esattamente come avessero fatto, ho ipotizzato che l'armadietto a specchio fosse stato attaccato alla videocamera stessa, e che poi la protagonista l'avesse superato aprendolo alla fine del movimento di camera, anche se rivedendo la sequenza è più probabile che lo specchio fosse stato piazzato successivamente con un blue screen (o green) messo al posto dello specchio stesso in una seconda ripresa. In ogni caso nella sua semplicità è una delle inquadrature più spettacolari mai realizzate e sottolinea un momento drammatico in un modo unico.

Purtroppo Carl Sagan, astronomo e autore di fantascienza, non ha potuto prendere parte al film, in cui avrebbe avuto un cameo, e non l'ha nemmeno potuto vedere concluso, in quanto si è spento a causa di una leucemia poco prima, ma ci ha potuto lavorare, quindi l'opera è dedicata a lui.

Contact è una storia meravigliosa raccontata in un film perfetto.

Voto 10





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