venerdì 9 aprile 2021

Il mistero de Il signore degli anelli - perchè scelsero Peter Jackson??

Il signore degli anelli è un bellissimo film diretto abbastanza male, sembra un ossimoro ma è così. Peter Jackson fra i registi più sopravvalutati di sempre, ma nessuno sa o ha mai capito per quale assurdo motivo sia stato scelto.

Il signore degli anelli, è una splendida trilogia, tratta dall'opera di Tolkien, che ho letto per intero quand'ero più piccolo, e che ho completato con una certa fatica, non perchè non mi piacesse, anzi, ma per la sua lunghezza.
Ma tornando al film, la colpa del risultato alla regia è ovviamente di Peter Jackson, questo regista incredibilmente sopravvalutato, che nella sua carriera non è mai riuscito a fare niente di buono. Subito tutti direte "e il signore degli anelli!?"  beh, non è opera sua. 
Il film funziona per tutto, tranne che per la regia: innanzitutto è tratto da un capolavoro, che ovunque si vada a tagliare, rimane bello e funzionante, in quanto pieno di scene e situazioni memorabili.
Inoltre Jackson non ha mai letto il libro, ma ne ha utilizzato un riassunto fatto appositamente per lui.
L'ambientazione, la Nuova Zelanda, i costumisti e i costumi, l'equipe di produzione e organizzativa che c'era dietro, le scenografie, il trucco, i maestri di spada, ma soprattutto il cast.
Tutto avrebbe funzionato con qualsiasi regista. Nel caso qualcosa fosse stato da sistemare, ci avrebbero pensato la post (anche troppa, ma mai quanto ne Lo Hobbit), il montaggio le musiche e così via.

Se pensiamo solo all'aspetto registico, il film non ha nulla di memorabile. E' tutto molto canonico, molto scolastico, Jackson non sa realmente come si dirige un film da un punto di vista visivo, infatti è classico del suo stile, come viene raccontato, riprendere una scena da ogni direzione, come se non avesse in testa il film, ma lo montasse dopo. Questo fa perdere tempo e soldi, ed è il contrario di quello che il vero regista sa fare, cioè montare il film in testa, girando solo l'essenziale, al contrario del regista che sa fare il suo lavoro solo su carta, ma non a livello artistico, e che quindi gira tutto quello che c'è da girare, senza pensare al fatto che lo userà o meno, perchè semplicemente non sente la scena, non sente il film.

Andiamo infatti a vedere cosa aveva fatto Jackson prima della leggendaria trilogia:

Fuori di testa è il suo esordio, nel 1987: tipico filmetto che si realizza fra ragazzi imitando in malo modo i film hollywodiani. Non classificabile, senza senso.
Il tutto acquista un minimo di dimensione con Meet the Feebles una critica al mondo dello spettacolo, che seppur abbastanza banale, arriva circa al livello dei Muppet, in salsa satirica. Poi scatta qualcosa di malato nella mente del regista, ed esce Splatters - Gli schizzacervelli, probabilmente una delle schifezze peggiori della storia del cinema, esaltato solo da malati di mente o da morbosi fan del signore degli anelli, per cui tutto ciò che aveva fatto Peter era automaticamente oro. E da qui sempre sul tempo di morbosità, troviamo il film Creature del cielo, una film noioso, ridondante, piatto, che sembra quasi voler difendere la violenza di un omicidio. Insipido e irritante nel suo complesso per quanto esaltì la banalità del nulla. Sempre per rimanere banali, esce Sospesi nel tempo con Michael J. Fox, altro film che non rappresenta nulla, con tanti elementi stupidi e inutili (cosa comune agli altri film).
Fin qui sarebbe stato un regista mediocre, dimenticato da tutti con l'unico merito di aver lavorato, seppur in brutto film, con J.Fox.
E invece ecco il miracolo, questo regista senza nè arte nè parte, viene inspiegabilmente scelto per dirigere Il signore degli anelli, uno dei film che rimarrà nella storia.

E perchè scegliere un regista mediocre senza nemmeno un titolo di spicco, senza un particolare talento, per dirigere quella che sarebbe stata una trilogia di capolavori annunciata? Lo stile di Jackson non è adatto ad un'opera di quel tipo e lui non aveva mai diretto nulla del genere. Non solo, non aveva mai diretto un cast così importante e gestito qualcosa di così massiccio in termini di costi, troupe, ecc.. E infine, non aveva mai realizzato un film degno di nota. Quale scherzo del destino ha fatto si che abbia diretto proprio l'opera di Tolkien per eccellenza? Quale mafia, scherzo, casualità, marchetta, cosa ha portato Jackson a dirigerlo? Nulla! Nessuno l'avrebbe mai scelto a dirigere un film del genere, infatti il segreto principale è l'essere stato un co-produttore assieme alla moglie e a pochi altri, in modo da poter decidere di esserne anche il regista. Peter Jackson non è un regista, ma un produttore, questo è il suo talento!

E non a caso, osservando questo film da un punto di vista prettamente registico, ed escludendo quindi tutti gli altri comparti, si nota che in effetti non è niente di speciale. E' uno dei pochi film sostenuti da tutto quello che c'è, a parte la regia stessa. Che non è così brutta sia chiaro, ma è alquanto banale e secondaria rispetto al resto del film.

Cos'è successo poi? Jackson ha diretto una seconda trilogia, che sembra più un videogame che un film, cioè per mascherare la sua incapacità di replicare la fortuna che gli ha fatto completare i primi tre film, si è affidato interamente alla tecnologia e alla computer grafica.

Un vero peccato se ci pensiamo, con tutti gli incredibili registi che ci sono in giro, che questa pietra miliare sia stata data in mano ad un regista senza nè arte nè parte.

Pensate se Lord of the ring fosse stato diretto da Spielberg, da Lucas, da James Cameron, da Scorsese o da Del Toro o da Eastwood o da Coppola. Avrebbe avuto una personalità registica, che potete dire che volete, ma non ha. Il signore degli anelli brilla di luce propria rispetto alla regia, è uno dei pochi film della storia del cinema a potersi considerare un capolavoro nonostante non abbia una vera e propria regia, ma parliamo più di  una coordinazione del tutto. Probabilmente il miracolo è stato fatto da chi ha diretto la produzione, quindi Mark Ordesky, Bob Weinstein, Harvey Weinstein, Robert Shaye: tutti produttori di una marea di film, tutti dotati di grande esperienza, tale da poter mettere insieme, soprattutto se uniti, un enorme lavoro quale è stata questa trilogia.

Sentiremo parlare di Jackson? Poco, pochi conoscono i suoi film, più che altro sentiremo sempre parlare del successo della sua trilogia.

Recensione film: Contact


Contact è uno dei più bei film mai realizzati, un capolavoro di fantascienza e filosofia, oltre ad essere il mio film preferito.

Da astronomo oltre che regista, e persona di fede e spirituale, in cerca di verità, non posso che adorarlo. 

La settima arte, il cinema è nato agli inizi del 900, e il suo linguaggio si è evoluto fino ad oggi, raccontando una storia attraverso immagini e suoni. Una storia costruita di scene, a loro volta costruite di inquadrature, di ritmo, musica e così via... Contact rappresenta la perfezione sotto tutti i punti di vista del linguaggio del cinema.
Racconta una storia, la storia del "contatto" fra terrestri e alieni, e lo fa in un modo più neo-realista che fantascientifico. Le citazioni agli omini verdi o al bellissimo E.T. sono infatti battute all'interno del film.
Scritto dall'astronomo Sagan, questo racconto diventa visivamente pura poesia registica, grazie a Zemeckis, che cura ogni minimo particolare. Ogni scena è perfettamente studiata dall'inquadratura, all'incredibile mix audio che alterna musica e suono, dando ogni volta la giusta drammaticità alla scena, lasciando parlare a volte solo la musica, a volte solo i suoni, a volte solo le parole, recitate dal cast letteralmente stellare che interpreta il film.
Jodie Foster interpreta Ellie Arroway, la protagonista, geniale ricercatrice a cui è morto il padre (un tenero e carismatico David Morse), e dal quale momento non ha più creduto in Dio, diventando praticamente agnostica (proprio come l'autore Carl Sagan). E' lei che non si arrende mai nella ricerca di un segnale extraterrestre, anche per portare avanti la passione per i segnali radio che le aveva tramandato il padre. Incontrerà in messico Joss Palmer, primo ruolo importante di Matthew McConaughey, da co protagonista. McConaughey rinunciò a fare il protagonista di The Jackal, conquistato dallo script di Contact, anche per via del suo ruolo e del messaggio di fede che mandava.
Infatti Palmer è in un certo senso l'alter ego di Arroway, che completa e compensa quest'ultima, in un certo senso spaventandola in quanto all'inizio del film ricordandole tantissimo il padre; quando pronuncia la frase in relazione allo spazio, che se non ci fossero altre forme di vita, "sarebbe uno spreco di spazio", che è una frase dell'autore Sagan. La paura di perderlo fa si che i due si allontanino, per poi ritrovarsi solo molto tempo dopo, proprio alla Casa Bianca.
Nel film in un certo Palmer è il contrappeso fra la scienza, rappresentata da Arroway, e la fede, rappresentata da più personaggi e dalla collettività nel film (che infatti non la scelgono quando lei si dichiara agnostica, durante la scelta dell'astronauta che avrebbe intrapreso il viaggio verso Vega).
Palmer infatti studia gli effetti della tecnologia sulle popolazioni del terzo mondo, e quando parla di "solitudine in aumento con la tecnologia" nonostante il film sia di oltre vent'anni fa, il messaggio risulta incredibilmente attuale, in un certo senso aveva anticipato i tempi.
Jena Malone interpreta Ellie da giovane, e dell'attrice si vedeva già un grandissimo talento. Geoffrey Blake è Fisher, il direttore del settore scientifico americano, che non ha mai creduto nei progetti di Ellie, non perchè non credesse in lei, ma perchè la considerava sprecata in una ricerca di qualcosa di impossibile. Poichè le spiega, citando il paradosso di Fermi, che o ci sono civiltà troppo lontane per essere contattate, o non c'è nulla. William Fichtner è Kent, adorabile collega cieco di Ellie, fra l'altro tratto da un reale scienziato non vedente proprio del progetto S.E.T.I. (la ricerca aliena, progetto reale su cui si basa gran parte dell'opera). La bellissima Angela Bassett interpreta Rachel Constantine, una delle responsabili della casa bianca. John Hurt interpreta il bilionario S. R. Hadden, fra gli uomini più ricchi del mondo, e fra i primi a credere davvero in Ellie, oltre ad essere quello che la aiuterà maggiormente nel decifrare il messaggio alieno ricevuto durante le sue ricerche.

Uno degli elementi più belli di Contact è il contrasto fede-ragione, religione-scienza, un rapporto di amore odio che va avanti da secoli. Perchè se da una parte è un luogo comune quello della scienza che rinnega la religione, o per lo meno la confisca in un angolo come mondo a sè, dall'altra parte è esattamente il contrario, e Contact esprime appieno il concetto espresso da Pasteur: poca scienza allontana da Dio, mentre molta scienza avvicina al Creatore. 
Ellie, spesso provoca Joss Palmer sulla sua fede in Dio, pensando che possa essere un'illusione, ma Joss ogni volta trova la risposta giusta; quando lei gli chiede di provarglielo, lui le domanda "volevi bene a tuo padre?" ed Ellie ovviamente asserisce, e Joss la spiazza domandando a lei di provarlo.
Stessa sorte toccherà ad Ellie dopo il suo viaggio verso il sistema solare di Vega (luogo di origine del segnale), poiché una volta tornata a causa degli effetti della relatività, il suo viaggio durò poche ore, rispetto ad una frazione di secondo passata sulla terra. Durante l'inchiesta non la stavano credendo, e lei ammette che dall'altra parte, avrebbe avuto i loro medesimi dubbi, e che avrebbero dovuto crederla "per fede", proprio quella fede che lei criticava, a seguito della morte del padre, in chi credeva.
Tutto il film non è altro che un messaggio di fede e di speranza, riassunto nelle parole dell'alieno dalle sembianze così familiari per la protagonista.

La bussola, il regalo che fa Joss a Ellie, non è altro che la metafora della fede: indica la direzione, ma non dice nulla sulla meta. Scienza e fede si toccano, come se non fossero più due rette parallele. E' come se questo film per farlo curvasse lo spazio tempo, incrociando le due rette.
Il film alterna momento di paura, tensione, drammaticità e malinconia, che diventano fede, speranza, romanticismo e coraggio. Il tutto accompagnato da una delle colonne sonore più belle di sempre, composta da Alan Silvestri, che già aveva contribuito con Zemeckis alla realizzazione dell'altro capolavoro Forrest Gump, a distanza di un anno.


Tutta la storia, che ho volutamente solo accennato per non rovinare la visione del film, si articola attraverso situazioni e dialoghi profondi, rendendo come ho detto all'inizio, un film di fantascienza più realistico di quanto si possa immaginare.

Registicamente è immenso, inventando e portando situazioni che saranno più e più volte fonti di ispirazioni e verranno omaggiate in altri film, fino in particolare ad Interstellar, altro capolavoro, diretto da Nolan, che spartisce due elementi in particolare con Contact: McConaughey e Kip Thorne. 
Il primo come attore, il secondo come fisico, infatti entrambe le pellicole sono basati su modelli fisici che partono dalla realtà e dalla scienza, sviluppati, studiati e adattati alle storie proprio da Thorne, che è fra gli scienziati più famosi del mondo.
Sempre parlando di regia, rimane incredibile e oggetto di studio l'inquadratura in cui Ellie bambina corre a prendere le medicine del padre, e si scopre aprendo lo specchio che tutta la scena fosse stata ripresa nello specchio stesso. Non ho mai capito esattamente come avessero fatto, ho ipotizzato che l'armadietto a specchio fosse stato attaccato alla videocamera stessa, e che poi la protagonista l'avesse superato aprendolo alla fine del movimento di camera, anche se rivedendo la sequenza è più probabile che lo specchio fosse stato piazzato successivamente con un blue screen (o green) messo al posto dello specchio stesso in una seconda ripresa. In ogni caso nella sua semplicità è una delle inquadrature più spettacolari mai realizzate e sottolinea un momento drammatico in un modo unico.

Purtroppo Carl Sagan, astronomo e autore di fantascienza, non ha potuto prendere parte al film, in cui avrebbe avuto un cameo, e non l'ha nemmeno potuto vedere concluso, in quanto si è spento a causa di una leucemia poco prima, ma ci ha potuto lavorare, quindi l'opera è dedicata a lui.

Contact è una storia meravigliosa raccontata in un film perfetto.

Voto 10